Se questa è comunicazione!

Il bello ed il brutto del marketing
Da qualche giorno campeggiano nelle nostre città immensi cartelloni con una campagna pubblicitaria di una azienda che si occupa di energie rinnovabili. L'uso che è stato fatto di simboli religiosi a scopo promozionale ha già suscitato reazioni anche se sicuramente non possiamo accusare (purtroppo...) l'azienda di aver violato qualche legge per la tutela di opinioni o di credo. Possiamo però dichiarare che la pubblicità è quantomeno di cattivo gusto! Ma noi siamo un blog di marketing per cui rimaniamo attinenti al nostro tema...

Sono anni che si dibatte sulla famosa frase di Oscar Wilde "Bene o male purché se ne parli" e sull'uso che viene fatto della comunicazione da parte dei "creativi" con l'obiettivo di farsi notare. Iniziamo da quest'ultimo punto perché servirà da base all'analisi del primo.

Differenziarsi: cosa significa? Avere un prodotto originale, un servizio particolare, un fattore di distinzione rispetto alla concorrenza. E allora se prodotto o servizio non ci distinguono ovviamente puntiamo sull'immagine che sia capace di farci notare. Nascono così le campagne di marketing creativo, alternativo, non convenzionale. Solo che per fare questo tipo di comunicazione si deve porre molta attenzione al limite tra originalità ed eccesso. Essere originali senza fare errori è cosa di pochi (ricordare su tutte le campagne di Oliviero Toscani che, per quanto discusse e discutibili, avevano l'elemento della novità e della qualità artistica)! La campagna in oggetto certamente non è infatti esente da errori...

Purché se ne parli: eccoci all'elemento chiave di discussione. In comunicazione è stata spesso usata questa idea certi che l'elemento chiave fosse farsi conoscere nel bene o nel male. In un mondo in cui le persone avevano scarsità di informazioni, di scelte alternative e di opportunità di comparazione tra prodotti e servizi era certamente un pensiero applicabile. Peccato che questo mondo sia finito diversi anni fa. E le aziende fanno finta di non accorgersene, convinte che i clienti siano ancora dei piccoli "consumatori" pronti a bere dalla fonte della loro saggezza. Poveri illusi...

La mia personale speranza? Che le persone dimostrino all'azienda autrice che il mondo sta cambiando, che noi consumatori abbiamo superato "l'età della pietra" contrariamente a quanto lei pensa e che il rispetto della cultura e della religione deve andare oltre al commercio. Non tutto può essere marketing. Non tutto deve essere marketing...

4 commenti:

  1. Bello l'articolo e potrebbe anche aprire una interessante discussione...se fosse firmato.
    Il firmarsi "Opossum", parere mio, non è indice di volontà di discuterne, ma di sentenziare, come è di moda oggi. Anacronisticamente allineato alla massa, peccato. Andrea Ruoli

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  2. Ciao Andrea e grazie per il bell'articolo. In realtà la firma è un gioco (se vuoi il mio nome è Paolo Fiorini) e come ben puoi vedere cliccando sull'autore trovi la mia faccia in primo piano per cui nessuna volontà di nascondersi né sentenziare. Anzi la mia speranza era proprio quella di aprire un dibattito visto il tema evidentemente orientato alle opinioni personali. L'uso del nickname è semplicemente per me una volontà di non legare troppo alla mia persona o all'azienda che rappresento un'attività di pura informazione come è il nostro blog. Attendo quindi le tue opinioni sull'articolo a questo punto

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    1. Ciao Paolo, immaginavo che fossi tu. Il tuo partner Marco, (amico mio come stai?), si presenta però di persona, e secondo me ha ragione lui, fa più piacere parlarsi di pesona. La mia è una opinione da non addetto ai lavori, ho sempre avutoil supporto di Marco nelle attività commerciali. Penso comunque che quella pubblicità sia allineata alla mancanza di contenuti nella massa di parole a cui ci hanno abituato Twitter e FB. Le aziende si vedono costrette a pubblicizzarsi lì, ma come si fa? Ha senso? La mia piccola critica vorrebbe provocare la discussione con molti altri, perché sono interessato al pensiero di molti sul tema.

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    2. Ciao Andrea, siccome voglio accogliere la tua provocazione ho appena cambiato il mio nome utente con quello vero. Tra l'altro parlando oggi con Marco ci siamo chiesti da dove venisse quell'opossum... Comunque tornando al tema il fatto che le aziende si pubblicizzino su FB e Twitter non obbligatoriamente porta ad avere una comunicazione scadente. Esistono molti casi (magari nei prossimi post ne metto qualcuno) di comunicazione fatta con eleganza e originalità. Sul fatto che abbia senso, le aziende nascono per avere un profitto e questo non si deve mai dimenticare: oggi tutti sono sui social network e se vuoi farti vedere devi assolutamente esserci; poi farsi notare è altra cosa. Tutto questo prescinde dal tuo discorso sulla mancanza di contenuti su cui concordo e che (mia opinione) è un problema generale non solo dei social...

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